Va campito, secondo me, che vi sono due forze fondamentali:
1) l’amore alle proprie idee che rischia di divenire narcisismo
2) l’amore alla verità, che ci dice che qualunque cosa pensiamo che sia vera è solo parzialmente vera, e un “tentativo” di raccontare la verità.
In fondo -secondo me- Socrate beve la cicuta dopo l’accusa di aver male insegnato ai giovani, per punirsi di avere preteso che “partorissero” la verità.
Ma un “insegnante” ha molto da imparare da coloro a cui insegna. Ed è il disperato tentativo che le persone si possano parlare e dal dialogo possa nascere il nostro diritto al futuro, anziché la guerra, e quindi sprofondare nel nulla.
In alcune teorie di formazione del nostro universo, si riprende la idea (presente in molte civiltà) che la esistenza sia nata dal nulla e che quindi il nulla sia una condizione possibile, quasi desiderata, per confortarci che alla morte nostra, fisica, avremo riposo senza dolore.
Ma chi studia “storia della filosofia” sa che già Parmenide teorizzava che non solo l’essere è, ma è sempre stato, ed anzi è impossibile che non sia per sempre (sotto nuove forme) anche per il futuro!
Il modo in cui lo dice Parmenide:
“Solo l’essere è, poiché il non essere non è”.
Oggi si dice nella fisica ufficiale: “dal vuoto può emergere ogni ente, anche un nuovo universo, o più universi, poiché l’essere ed il non essere sono una fluttuazione dell’essere e del non essere, il cui destino finale sarebbe rifluire nel nulla per poi -senza spiegare in reazione a quale causa, visto che esisteva solo il nulla, ripresentarsi la esistenza che sarebbe solo un ologramma di chi non vede il non essere che lo azzererà”.
Io contesto fortemente tale approccio nichilista, in cui vi sarebbero una sorta di 2 divinità:
a) l’essere
b) il non essere.
Infatti, secondo me, il non essere è solo un limite nostro a vedere che il non essere assoluto non si presenta MAI, anche ne cosmo: nel cosmo si dice -già dai tempi di Einstein- che si sarebbe il “vuoto” e la luce si propagherebbe nel vuoto!
Recenti misure mostrano che anche dove si dice che ci sarebbe il vuoto la materia sotto forma massiva o radiativa è dell’ordine di 1E-26 kg/m^3.
Quindi la nostra, come genere umano, faciloneria tende a “normalizzare” la realtà con le soglie che noi poniamo tra essere e non essere.
Ma al più quello che noi chiamiamo “non essere” è solo la nostra incapacità di vedere che solo un ente che è, allora, ne segue che si potrebbe manifestare alla misura.
Ed inoltre c’è sempre una causa perché vi sia un effetto quindi è una teologia infondata che dal nulla possa emergere la realtà.
Ricordo che feci anche una dimostrazione (a partire da una formula del matematico Cauchy presentata ad Einstein) che il principio di indeterminazione di Heisenberg era SBAGLIATO!
la ripropongo qui di seguito:
DIMOSTRAZIONE CHE ..
la verità assoluta esiste, sebbene noi non la conosciamo, ma avremmo necessità di umiltà per ammetterlo, di non conoscere la verità .. e nel contempo amore alla verità .. nel non rinunciare a cercarla oltre le colonne d’Ercole della conoscenza attuale:
Dice Heisenberg:
Dp*Dx > h
Dice Cauchy:
1) p*lambda = h
e quindi contraddice Heisenberg
Dico io (Tufano):
2) p=m*v
3) lambda/T=lambda*f=c
4) lambda=c/f
sostituendo la (4) e la (2) nella (1), quando v=c otteniamo:
5) [(m*c)]*[c/f]=h
6) m*c^2=h*f
che mostrano le formule per la energia sia di Einstein:
energy=m*c^2
sia di Planck:
energy=h*f
cvd.
Tale dimostrazione è “APODITTICA”.
e cioé non passa per la teoria della misura che altererebbe la misura come dice Heinsenberg!
Ma spiega prima ancora di misurare (cioé nell’esistere) cosa sarebbe l’essere
apodìttica s. f. [dall’agg. apodittico]. – Parte della dialettica che ha il compito di dimostrare la verità di un principio per mezzo del puro ragionamento, senza ricorrere a prove di fatto (ndr: cioè sperimentali, in quanto “rinuncia alla misura” che perturberebbe l’oggetto sotto misura)
fonte:
https://www.treccani.it/vocabolario/apodittica/
fonte della discussione: telegram
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